presenta: 

 

PROLOGO 

 

Un mondo di assoluta oscurità. Non c’è altro modo di definirlo.

Vanguard si guarda intorno sconcertato. L’ultima cosa che ricorda è che si trovava su una pista dell’Aeroporto Internazionale di Mosca a combattere con Abominio e poi sotto di loro si aperto una sorta di buco nero, che li ha inghiottiti entrambi, proprio un istante prima che fossero falciati da un aereo in fase di decollo.

Nikolai Sergeievitch Krylenko continua a guardarsi intorno, ma non riesce a capire dove si trovi, pur provando come una sensazione di familiarità. Per quanto ne sa, non sta nemmeno poggiando i piedi su qualcosa di solido ed è una cosa che lo irrita e lo rende nervoso oltremisura. Anche il silenzio è opprimente e lo induce a fare le sue riflessioni a voce alta, quasi che il suono della sua stessa voce lo possa tranquillizzare:“Per lo spettro di Lenin, ma dove sono finito? E dov’è finito Abominio?”.

Improvvisamente nell’oscurità ecco una luce e dalla luce una  voce, che risponde alla sua domanda:“È tornato da dove era venuto e la sua sorte non ti riguarda più”.

“Come puoi saperlo, chiunque tu sia? Se torna a minacciare Nadia…”.

“Non lo farà, fidati. In questo momento è a migliaia di chilometri da Mosca e, se è abbastanza intelligente e saggio, di certo quest’esperienza gli avrà insegnato a venire a più miti consigli”.

Questa voce... per quanto deformata Nikolai la conosce, possibile che…

Ed ecco che la luce comincia a mutare, ad assumere una forma ed una consistenza più familiari… quelle di un corpo umano… la forma ben nota di… Stella Nera!

 

FINE DEL PROLOGO


 

IL COMPAGNO PINOCCHIO

 

Di

 

Fabio “Tolstoi” Volino & Carlo “Soljenitzin Monni

  

Sede della Guardia d'Inverno.

 

Il suo vero nome è un’informazione classificata che solo pochi privilegiati hanno il diritto di conoscere e qualcuno sussurra che tra questi non ci sia il Presidente della Federazione Russa e tantomeno il Primo Ministro. Secondo alcune indiscrezioni egli non sarebbe altro che un comune soldato di nome Josef Petkus, ma c’è chi scommette che queste informazioni siano solo parte di una campagna di disinformazione tesa a proteggerne la vera identità. Quale che sia la risposta, lui è il  Guardiano d’Acciaio, simbolo vivente della Russia che, come altri prima di lui, ha scoperto che non è facile essere sia un simbolo, che un uomo.

I suoi compagni, membri del gruppo noto come Guardia d’Inverno, lo considerano indirettamente responsabile dei gravi traumi da loro sofferti nel corso della loro ultima missione e lui teme che abbiano ragione.

La donna dinanzi a lui si chiama Katrina Alexandrovna Bulikova ed è una graziosa ragazza bionda che lavora per il Consiglio della Sicurezza Nazionale. Il suo compito: fare da cinghia di trasmissione tra la Guardia d’Inverno ed i vari organismi governativi. In parole povere: è il loro cane da guardia, un bel cane da guardia, se non altro.

Il Guardiano d’Acciaio le si rivolge:“Come stanno i miei compagni?” chiede.

“Mi piacerebbe darti buone notizie, Guardiano…” risponde Katrina “… ma purtroppo non è così: i loro traumi, sia fisici che psicologici, sono troppo seri. Dubito che siano capaci di rientrare in azione almeno per un bel po’”.

Il volto del Guardiano assume un’espressione seriamente preoccupata. “Temevo qualcosa del genere, purtroppo” dice “Molti di loro sono al mio fianco da quando  furono formate le precedenti incarnazioni del gruppo, gli altri sono giunti dopo, ma sono giunto a rispettare il loro coraggio. Ho paura che stavolta abbiamo subito un colpo mortale per mano di un nemico al di sopra delle nostre possibilità. Però…”.

Le sue riflessioni sono interrotte da un improvviso tremore della terra. L’edificio vibra. Un terremoto?

 

Lubyanka. Sede del F.S.B.

 

Alexei Mikhailovitch Vazhin siede alla sua scrivania, apparentemente immerso nella lettura di alcuni documenti, quando la porta del suo studio privato si apre lentamente e da essa ecco entrare una giovane donna, poco più di una ragazza: capelli biondi, occhi azzurri, inguainata in una tuta nera molto aderente che le lascia scoperto l’ombelico.

“Benvenuta, Yelena Kostantinova” le si rivolge Vazhin senza manifestare nessuna emozione alla sua vista, come se si trattasse di una visita preannunciata… ed in un certo senso lo è “… o preferisci che ti chiami Tenente Belova?”.

“Vedova Nera andrà bene” è la secca risposta della ragazza.

Vazhin si limita ad un’alzata di spalle. “Voi superspie avete un gusto per la teatralità e per eludere le disposizioni di sicurezza alquanto irritante, a volte. Se volevi un appuntamento bastava chiederlo alla mia segretaria. Noi qui siamo sempre ben disposti verso le visite dei nostri amici del G.R.U. A proposito, come vanno le cose all’Acquario? E come sta il mio caro vecchio amico, il Generale Stalyenko?”.

Yelena Belova, altrimenti conosciuta come la Vedova Nera, getta sul tavolo del suo interlocutore un biglietto e chiede:“Che significa questo?”.

Vazhin lo legge ad alta voce: “Non fidarti delle persone che conosci. Interessante avvertimento, non trovi?”.

“Perché me l’hai fatto avere?”.

“Dunque hai scoperto che sono stato io a mandartelo” dice Vazhin senza disturbarsi a negare.

“Prevedibile” ribatte la ragazza.

“Natasha Alianovna ci avrebbe impiegato meno tempo” dice ancora Vazhin con un mezzo sorriso, alludendo all’altra, per alcuni l’unica, vera Vedova Nera. La risposta di  Yelena è uno sguardo di ghiaccio, con un che di seducente con quei suoi occhi azzurri come il cielo.

“Controllo, ragazza mia, bisogna sapersi controllare se si vuole essere dei buoni agenti… e tu indubbiamente lo sei, anche se non sei priva di difetti”.

“Taglia corto. Cosa vuoi da me, Alexei Mikhailovitch?”.

“Aiuto”.

“Cosa? Perché dovrei aiutarti? Io non lavoro per te, lavoro per il G.R.U. e sono leale”.

“Lo so ed è su questo che conto: che mi diresti se affermassi che all’interno della vostra organizzazione c’è un uomo che approfitta della sua alta posizione per scopi personali e per complottare contro lo Stato, rovesciare il Governo legittimo e proclamarsi dittatore?”.

“Se quest’uomo esistesse, non avrei esitazioni ad eliminarlo”.

“Proprio quello che volevo sentirti dire. Quell’uomo esiste e tu lo conosci bene: il Colonnello Generale Yuri Sergeievitch Stalyenko, Primo Vicedirettore del G.R.U.”.

Yelena impallidisce, poi, dopo qualche istante di silenzio, esclama:“Tu devi essere pazzo: il Generale Stalyenko è un grande uomo. Ha già tutto il potere che gli serve e tutti sanno che sarà lui il prossimo direttore del G.R.U. Perché dovrebbe fare una cosa simile? E quanto a me… mi ha dato l’opportunità della mia vita e non intendo tradirlo a causa di assurdi sospetti”.

“E sei davvero sicura che siano assurdi? Rifletti, Yelena Kostantinova, e prima di prendere decisioni leggiti questo dossier. Qui ci sono i risultati delle nostre indagini sui suoi legami con elementi sospetti di servizi segreti stranieri, come un certo agente della C.I.A. con cui ha in corso affari privati, e con elementi della criminalità organizzata sia qui in Russia, che in altri paesi aderenti alla C.I.S.”[1]

Yelena non risponde, gli occhi fissi sul dossier abbastanza voluminoso.  “Non hai prove, solo sospetti” dice infine, ma con tono molto poco convinto.

“Vero” risponde Vazhin “Ma i nostri sospetti sono fondati, ragazza, non sto cercando di ingannarti: Stalyenko ha anche dei legami con il gruppo sovversivo chiamato Progetto Remont, il cui scopo è ricostituire l’Unione Sovietica  e riportarla a com’era 30 anni fa”.

“Da… quando lo sospetti?”.

“Da molto, a dire il vero. Confesso che non mi è mai stato simpatico: il suo atteggiamento arrogante mi ha sempre dato sui nervi, ma dopo quella faccenda degli Inumani in cui ha perso il braccio[2] le cose sono peggiorate. Purtroppo per lui la sua arroganza l’ha tradito. Pensava di essere abbastanza abile e di non attirare l’attenzione, ma si sbagliava, perché ha risvegliato la mia curiosità ed è stato il suo primo e forse più fatale errore. Ci sono alcune cose che hanno attirato la mia  attenzione: come il fatto che stava usando i mezzi del suo ufficio in modo non appropriato ed il fatto che avesse richiesto con abili sotterfugi che sperava io non notassi un certo incartamento che risale ai tempi della Guerra Fredda e che parla di un certo esperimento”.

“Che tipo di esperimento?”.

“Questo per ora non deve interessarti. Il punto è che il tuo capo è diventato un problema per la sicurezza nazionale e deve essere fermato. Mi aiuterai. Yelena Kostantinova?”.

La ragazza esita prima di rispondere:“Io sono un agente del G.R.U. e tu mi stai chiedendo di tradire…”.

“Niente affatto” replica seccamente Vazhin “Io ti sto chiedendo di smascherare un traditore della tua stessa organizzazione. Tu non saresti una traditrice, ma una salvatrice”.

“Perché io? Perché non uno dei tuoi uomini?”.

“Perché non ce la farebbero nemmeno ad avvicinarlo. Stalyenko li conosce tutti… così come conosce me ed i miei metodi. Tu invece… di te si fida, ritiene di poterti manipolare come vuole. Scusa se te lo dico, ma è la verità. Solo tu potresti avvicinarlo abbastanza da scoprire cosa ha in mente ed eventualmente… neutralizzarlo”.

“Capisco. Immagino che certi dettagli non arriveranno alle orecchie della Guardia d’Inverno o di quell'ipocrita del Guardiano d'Acciaio”.

“Quelli possono tornare utili se qualcuno dei superumani del Progetto Remont, come i Bogatyri o altri, dovesse intervenire al fianco di Stalyenko, ma per una missione simile ho bisogno di un agente addestrato, che non si faccia distrarre da inutili scrupoli al momento appropriato: una come te... Vedova Nera”.

”D’accordo… lo farò, ma attento a te Alexei Mikhailovitch, perché se dovessi scoprire che mi hai mentito…”.

“Non l’ho fatto. Ora ricorda che in tutta questa faccenda sei da sola: saremo solo in due a sapere della tua missione. Io e te. Non potrai dirlo a nessuno, perché non saprai di chi fidarti. Se fallirai non potrò aiutarti, sarai sola contro Stalyenko e la sua organizzazione”.

“Non mi spaventano”.

“Me lo auguro. Ed ora vai… questo colloquio non è mai avvenuto, ricordalo”.

Vazhin ha appena finito di parlare che si accorge che la ragazza è scomparsa. Sul tavolo è appoggiato il dossier, chiuso. Buona fortuna, giovane Chyornaya Vdova.[3], pensa il vecchio soldato.


Quartier Generale della Guardia d’Inverno.
 

Le scosse o, per essere più precisi, le vibrazioni terminano improvvisamente. Il Guardiano d’Acciaio aiuta una Katrina Bulikova ancora scossa a rimettersi in piedi.

“Cos’è stato?” chiede la ragazza.

“Una specie di scossa di terremoto, a quanto pare...” risponde il Guardiano “… ma breve e localizzata, direi”.

“Ehi, cos’è quella voce là fuori?”.

I due si avvicinano ad una finestra e guardano all’esterno, dove c’è un uomo: veste un costume blu e bianco, indossa degli strani occhiali ed ha la  faccia sfigurata. Sta urlando in pessimo russo:“Io sono figlio della terra stessa, generato dal suo grembo, possiedo il suo potere, il potere del terremoto: io sono Vibro!”.

“Magnifico” commenta il Guardiano “Come se non bastassero i nostri pazzoidi, ora cominciamo anche ad importarli”.

“Ne sei sicuro?”.

“Che è un pazzoide? Basta ascoltare i suoi deliri. Che è straniero? Basta sentire come parla, ha anche un pesante accento… direi francese o qualcosa di simile”.

“Ma perché è qui?”.

“Non saprei… aspetta: sta dicendo qualcos’altro”.

“Venite fuori, eroi della Russia” urla Vibro “Venite fuori o scatenerò nuovamente il mio potere e questa città cadrà sotto la forza del più potente dei terremoti”.

Dice la verità o bluffa? Non è il caso di sfidare la sorte: il Guardiano d’Acciaio sa cosa deve fare, ma può farcela da solo?

 

Nuova Dimensione Oscura.


Vanguard non sa se credere  a quello che vede: è davvero sua sorella quella di fronte a lui? Credeva di averla persa per sempre. Cosa ha da stupirsi del resto? Non è risorto anche lui in circostanze incredibili?

I due fratelli hanno vissuto molte esperienze strane, perfino un’avventura sulla cosiddetta Zona Blu della Luna, ma questa… questa è, per certi versi,  l’esperienza più strana di tutte.

Nikolai si avvicina per abbracciarla, ma Laynia lo blocca. Con un gesto imperioso della mano.

“Perché?” le chiede Vanguard, ma lei non risponde e lui insiste “Cosa ti è successo Laynia? Cosa ti sta succedendo adesso?”.

Stella Nera esita prima di rispondere, poi sembra decidersi:“La mia connessione con la Forza Oscura mi ha fatto capire che con la scomparsa di Dormammu essa è andata fuori controllo. Solo un mio tremendo sforzo di volontà l’ha tenuta entro i suoi confini e così ho scelto di rimanere indietro per agire da barriera finché non riuscirò a domarla una volta per tutte, riparando al danno fatto da Dormammu. Questo comunque non impedirà che altri esseri che attingono ad essa possano farlo senza problemi”.

“Tu? Ma come pensi di riuscirci?”.

“Posso farlo, lo so, anche se avrò bisogno di tempo”.

“Quanto tempo? E perché farlo da sola? Fatti aiutare da chi…”.

“Nessuno può aiutarmi, solo io posso riuscire. Ti ho chiamato qui non solo per salvarti la vita, ma anche per rassicurarti, fratello, per dirti che sono viva e sto bene, ma non dovrai dirlo agli altri“.

“Ma perché?”.

“Non so quanto tempo potrà volerci e fino a che non avrò avuto successo è bene che tutti, specialmente Guardiano, mi credano… dispersa”.

“Ma…” comincia a dire Vanguard, ma Stella Nera non gli lascia il tempo di ribattere alle sue dichiarazioni, un varco si apre alle spalle dell’eroe e lui vi viene sospinto attraverso da una forza irresistibile. Pochi attimi dopo il portale si è richiuso e Vanguard si ritrova nel bel mezzo della Piazza Rossa a Mosca.

Incredibile, dice tra sé e sé, Laynia è viva, eppure… quello che pensa di fare è una pazzia senza senso. Come mi devo comportare? Rispettare la sua volontà e tacere, adattandomi a non rivederla per chissà quanto tempo, oppure informare gli altri perché possano aiutarla? Non lo so, ma temo per lei, per la sua stessa sanità mentale. Temo che il potere possa intossicarla come a volte ha fatto con nostro padre.[4] Che il Cielo mi aiuti: non so che fare.


Nei pressi della Piazza Rossa, dieci minuti fa.


Per dare più forza alle sue minacce, Vibro sta mandando una serie di microscosse ai palazzi circostanti. L’intervento delle Forze Speciali della Milizia è stato inutile: il supercriminale li ha neutralizzati abbastanza facilmente.

“Questo è tutto quel che sapete fare?” urla “Peggio per voi allora. Dovrò darvi una seria lezione”.

Ancora una volta la terra trema nelle immediate vicinanze di Vibro, scosse di bassa intensità e mirate verso punti specifici ed ecco che la terra si apre di pochi metri, inghiottendo auto e persone.

“Potevo fare di peggio… e lo farò… se non ascolterete le mie richieste“.

“E quali sarebbero queste richieste?”.

La voce ha un tono fermo ed autorevole. Le parole sono state pronunciate da un uomo in costume bianco rosso e blu, i colori della bandiera russa, un uomo che avanza senza dare segni di nervosismo.

“E tu chi saresti? Uno degli eroi locali?” chiede Vibro.

“Io sono il Guardiano d’Acciaio e ti intimo di arrenderti o sarò costretto a fermarti”.

 

Sede della Guardia d'Inverno. Venti minuti fa.

 

Il tempo è poco, ma il Guardiano d’Acciaio vuole almeno provarci. Il gruppo non è mai stato in condizioni peggiori: Stella Nera è scomparsa, Tigre Siberiana è regredito ad uno stato animalesco ed è tenuto sotto sedativi, Powersurge non può allontanarsi dai suoi alloggiamenti speciali, almeno finché non saranno sicuri che è sotto controllo. Quanto agli altri, la loro reazione è prevedibile, dopotutto.

“Mi dispiace, Guardiano, ma proprio non me la sento” gli dice Dimitri Bukharin, colui che un tempo era Airstrike “La sola idea di indossare ancora un’armatura mi fa star male”.

Il Guardiano guarda gli altri membri del gruppo presenti. Fantasma scuote la testa:“No, non combatterò per te, Guardiano. Guarda cosa mi è successo l’ultima volta che l’ho fatto: non posso tornare solida per più di pochi minuti o il dolore mi ucciderà. Questo è il premio per essere sempre stata al tuo fianco, cavatela da solo stavolta”.

“Capisco… e voi altri?”.

<Ritengo l’idea della battaglia illogica, Guardiano.> risponde Vostok <Quest’unità non ha interesse a prendere  parte ad insensate diatribe tra esseri umani.>

Ursa Major si volge verso il Guardiano con sguardo cupo:“Perché dovrei combattere assieme a te? Guardati: tu sei bello e forte come sempre, sei umano. Non devi preoccuparti di vivere per sempre nel corpo di un gigantesco orso parlante. Vattene a combattere la tua battaglia, se vuoi, io non ti seguirò”.

“Se è questo che pensi, allora lo farò” replica l'eroe “Ma lasciate che vi dica che sono deluso da voi. Dimitri ha le sue ragioni e  Vostok è, beh, una macchina, ma voi… State permettendo ai vostri rancori personali di offuscare il vostro giudizio. Se ce l’avete con me, mi sta bene, prendetevela con me, allora, ma le vostre azioni di oggi stanno mettendo in pericolo degli innocenti, vi consiglio di rifletterci”.

E detto questo, volta loro le spalle

Dopo poco più di un secondo la massiccia figura di Perun, colui che dice di essere il dio slavo del Tuono, lo segue.

 

Contea di Dutchess, Stato di New York.

 

Il luogo è un cimitero, Un uomo avvolto in un pesante impermeabile è inginocchiato davanti ad una lapide su cui sono incise le parole:

 

Chris Bradley, figlio amato

 

L' uomo, solitamente, sa controllare le proprie emozioni, normalmente la sua faccia rimane impassibile di fronte a qualunque evenienza, ma non stavolta. No, stavolta si può leggere sul suo volto un misto di dolore e rabbia.

Quel ragazzo era, forse, il suo unico vero amico ed  ora non c'è più, vittima inconsapevole di una razza aliena e della furia omicida di un uomo che un tempo era stato compagno di colui che sta facendo queste riflessioni.[5] Quest’uomo risponde talvolta al nome di David North, che, detto per inciso, non è nemmeno il suo vero nome, ma più spesso viene chiamato con un nome in codice appioppatogli tanto tempo fa: Maverick.

Il  ragazzo la cui tomba sta visitando aveva delle cose in comune con lui: era un mutante, conosciuto col nome in codice di Bolt, ed era malato di una malattia incurabile nota come Virus Legacy. Ma non è stata quella malattia ad ucciderlo, bensì una mano amica che credeva che quello fosse l’unico modo di evitargli un fato peggiore della morte: diventare un crudele mostro alieno assassino. Ironicamente, pochi mesi dopo una cura per il Virus Legacy è stata scoperta e Maverick ne è stato uno dei beneficiari.

Maverick sa, almeno razionalmente, di non avere colpe in questo caso, ma ciò non toglie che, se dipendesse da lui, una cosa del genere non si ripetererebbe più. Mai più abbandonerà qualcuno che ha bisogno del suo aiuto. Ed una persona simile esiste: una persona che in passato per lui ha significato molto. Stavolta farà la cosa giusta senza perdere tempo: si metterà subito alla sua ricerca.

 

Mosca. Piazza Rossa. Cinque minuti fa.

 

Vibro guarda il Guardiano d’Acciaio e fa una smorfia che vorrebbe essere un sogghigno:“Tu vorresti fermarmi?” esclama “E cosa ti fa pensare di potercela fare da solo?”.

“Non è da solo, marrano” la voce potente di Perun risuona mentre con la sua mole imponente atterra accanto al Guardiano.

“Ti ringrazio, Perun” si limita a dire, sorridendo, l’eroe patriottico russo.

“Non mi devi nulla. Invero mai mi sono sottratto di fronte alla prospettiva di una buona battaglia, anche se temo che costui non sarà un valido avversario per due come noi”.

“Mi credete stupido?” urla Vibro “Due o duecento non fa differenza, io controllo le forze fondamentali della terra, se voglio posso cancellare dalla faccia della Terra questa città. E forse lo faro con molta gioia”.

“Adesso basta!” proclama Perun e si solleva in volo e grida:“Arrenditi, francese, sei in inferiorità numerica”.

L’altro replica sprezzante:“Russi, arrendetevi, siete in inferiorità cerebrale… E comunque io non sono francese, sono americano”.

“Con quell’accento?” replica Guardiano “In effetti è vero, non è il francese che conosco, sei della Louisiana forse? Sei, com'è che si dice, un cajun?”.

Fallo parlare, si dice il Guardiano, distogli la sua attenzione dai terremoti che sta provocando. Questi pazzoidi sono sempre lieti di soddisfare il proprio ego parlando di sè, dagli corda.

“Chi sei davvero, Gospodin Vibro?” gli chiede “Perché sei qui? Forse possiamo risolvere tutto parlando, senza bisogno di violenza”. “Mi starò illudendo?” pensa poi.

“Ti illudi”  risponde Vibro.

“Sì, mi illudevo”.
“Hai indovinato, sai? Sono davvero della Louisiana. Un tempo ero un sismologo, poi ho acquisto questi poteri ed ora il mio scopo è combattere contro la colpevole incuria di chi dovrebbe proteggere la gente dai terremoti. Questa città, come altre,  ha scarse misure antisismiche e lo sto dimostrando anche troppo facilmente. Devono essere migliorate, rese perfette. In passato ho cercato di farlo capire, ma nessuno mi ha dato ascolto”.

“Vuoi dire che vai in giro a provocare terremoti solo per dimostrare alla gente che bisogna prevenire i terremoti?”

“Esatto: è proprio questo che faccio”.

Il Guardiano non riesce a contenere la sua indignazione. “Amico, tu sei completamente pazzo e non ti si può permettere di fare altro male. Perun, sai cosa fare!”.

Il dio slavo del Tuono scatena una serie di lampi, ma Vibro grazie alle sue capacità ne devia la traiettoria verso il suolo proteggendosi nel contempo con una sorta di campo di forza vibratorio. Risultato: una buca annerita nel terreno. Il Guardiano allora salta addosso al supercriminale americano per sferrargli un pugno, ma Vibro è un buon incassatore e subito dopo usa il suo potere per rilanciare indietro il suo avversario. Perun osserva con sgomento il suo compagno volare in aria come una bambola di pezza lanciata da un bambino capriccioso.

 

Cremlino, adesso.

 

Tutto è andato secondo i piani di Stalyenko: grazie a passaggi noti solo a lui e pochi altri, l’ha fatto entrare in uno dei complessi più sorvegliati della città, se non della Russia intera ed ora, guidato da una dettagliata piantina, Omega Red percorre dei sotterranei ormai dimenticati da decenni, passaggi segreti usati da chissà chi e per chissà quali scopi, e infine raggiunge il suo obiettivo. Perfetto, pensa, il piano di Stalyenko ha funzionato: il palazzo è stato evacuato per paura del terremoto e se tutto va come deve non dovrebbe trovare troppi ostacoli. Ecco, questa è la stanza giusta. Stando a Stalyenko solo due persone oggi possiedono il codice per aprire quella particolare cassaforte, anche se è probabile che non ne ricordino nemmeno l’esistenza e quelle persone sono il Presidente ed il Primo Ministro della Federazione Russa. Fino ad un paio di decenni prima c’erano anche altre due personalità: il Presidente del K.G.B. ed il Direttore del G.R.U. Ovviamente, Stalyenko ha trovato le informazioni in qualche vecchio dossier. La sicurezza non è più quella dei vecchi tempi sovietici, bisogna ammetterlo. A volte i colpi di stato falliti servono a qualcosa. Bene, basta spostare questo quadro, mettere allo scoperto la cassaforte ed usare il codice di apertura. Anche se hanno cambiato il codice originario, Stalyenko si è detto convinto che abbiano, comunque, mantenuto la stessa chiave di decifrazione e se il congegno che gli ha fornito fa il suo lavoro… perfetto, ha già decifrato la combinazione ed ora c’è solo il lavoro manuale.

Omega Red usa i suoi tentacoli per aprire la cassaforte ed impadronirsi del contenuto, all’apparenza una semplice cassetta d’acciaio. Un lavoretto facile, ma perché Stalyenko si è servito di lui? Qualunque spia ben addestrata avrebbe potuto fare lo steso lavoro senza attirare attenzione.

“Fermo dove sei”.

Arkady Gregorievitch Rossovitch si gira con calma e si trova di fronte ad una squadra del Servizio Federale di Protezione.

“Non muovere un muscolo o dovremo ucciderti” continua l’ufficiale che ha parlato in precedenza.

Omega Red sogghigna, finalmente un po’ d’azione, per quanto non degna di lui. “Non muoverò un muscolo” dice “… solo i miei tentacoli”.

Prima che le guardie possano abbozzare una reazione, i tentacoli di Omega Red ne hanno colpite due e poi ecco che il criminale rilascia la sua arma più distruttiva: il suo Fattore Mortale, letali ferormoni che uccidono qualunque cosa incontrino sul loro cammino. Ora che è stato scoperto, Omega Red non ha scrupoli ad usarli contro chiunque ostacoli la sua fuga ed al diavolo la discrezione.

 

Esterno del Cremlino.

 

Dopo aver lasciato la sede della Guardia, Katrina Bulikova si è spinta verso il Cremlino, lontana da Vibro e dalla battaglia in corso, ed è proprio accanto ad una delle entrate quando vede uscire Omega Red. Il riconoscimento è immediato: guidata dall’istinto più che dalla ragione, la ragazza estrae dalla borsetta la pistola da cui non si separa mai ed intima un secco:“Alt!”.

Omega Red sogghigna e con un colpo di tentacolo disarma la giovane donna con estrema facilità, ma a quel punto avviene qualcosa d’inaspettato: Katrina allunga istintivamente una mano... ed ecco che dalle sue dita fuoriesce una scarica d’energia nera.

Ma cosa sta succedendo? Si chiede lei, decisamente  stupita. Com’è possibile? A meno che…

Non ha il tempo di abbandonarsi a riflessioni: il suo colpo, sparato a casaccio, è andato a vuoto ed ora Omega Red le si rivolge in tono sorpreso ed irato al tempo stesso:“Cosa sei, una supereroina in incognito? Comunque, non sei molto brava e non sei alla mia altezza”.

Un tentacolo colpisce Katrina al volto e lei si ritrova a terra.

“Mi spiace, ragazza, ma non dovevi metterti in mezzo, non mi hai dato scelta” le dice Omega Red prima di liberare ancora una volta il suo Fattore Mortale, poi per Katrina c’è solo l’oblio.

 

Dall’altro lato della Piazza Rossa, adesso.

 

Lo scontro continua. Con un’agile capriola, il Guardiano ha interrotto la sua caduta, si è aggrappato ad un lampione e si è di nuovo lanciato sul campo di battaglia, dove Vibro continua ad usare il suo potere per tenere lontani i suoi avversari, mentre contemporaneamente le sue onde salgono d’intensità.
Il supercriminale irride i suoi avversari:“È tutto qui quello che sapete fare? Se è così, non riuscirete mai a sconfiggermi, mentre io raderò al suolo questa città”.

Tutto questo è ridicolo, pensa il Guardiano d’Acciaio: se riuscissi ad arrivargli a tiro, basterebbe un buon diretto per metterlo a posto, ne sono convinto, ma per quanto ci provi non riesco ad avvicinarmi abbastanza.

L’eroe prova a lanciare i suoi dischi, ma questi s’infrangono contro la barriera protettiva di Vibro e l’intensità delle scosse aumenta sempre di più. Ben presto l’intera piazza collasserà.

“Ma cosa sta succedendo qui?”.

A parlare è stato un nuovo arrivo: Vanguard, che si è trovato nel bel mezzo della piazza subito dopo il suo incontro con Stella Nera ed ora interviene nella lotta.

“Nikolai…” esclama il Guardiano “… è il cielo che ti manda. Ascoltami!”.

Rapidamente il guardiano spiega a Vanguard cosa sta succedendo e conclude dicendo:“Finora non siamo riusciti a bloccarlo. Anche il potere di Perun è servito solo a limitare i danni, ma tu puoi essere la chiave della sconfitta di Vibro”.

“Non dire altro, so cosa devo fare” replica Vanguard e si leva in volo verso Vibro, a cui si rivolge. “Ehi tu, topo americano, avrai anche tenuto a bada i miei amici, ma non puoi far nulla contro di me”.

“Un altro?” esclama Vibro “Non importa, ridurrò le tue ossa in polvere con una sola scarica”.

Proprio come sia il Guardiano d’Acciaio che Vanguard volevano: la scarica di Vibro è assorbita dalle staffe di Vanguard e rispedita al mittente.

“Co… cosa?”.

La sorpresa impedisce a Vibro di tentare contromisure. Il suo corpo comincia a vibrare in modo incontrollato, poi c’è uno scoppio d’energia e, quando cessa, il supercriminale americano è a terra svenuto.

“Ben fatto, amico Vanguard” commenta Perun.

“È morto?” chiede Vanguard.

Il Guardiano lo esamina rapidamente. “Sembra di no, anche se è conciato male. Deve avere una specie di immunità al suo stesso potere o a quest’ora non avrebbe più un solo osso sano, per dire il meno”.

“Che ne facciamo adesso?” chiede Nikolai Krylenko.

“Beh, per ora finirà in ospedale, poi credo che la soluzione migliore sia consegnarlo al F.S.B. Loro hanno un sistema di contenimento per i superumani  e penseranno alle questioni legali e di giurisdizione”.

“Me ne occupo io” proclama  Perun caricandosi Vibro sulle spalle e levandosi in volo.

“Aspetta!” grida il Guardiano, ma Perun è già lontano “Se tutti gli dei sono impulsivi come lui, capisco perché eravamo una società atea” commenta sorridendo, poi si rivolge a Vanguard “Complimenti, Nikolai Sergeievitch, sei arrivato con perfetto tempismo, ma dov’eri finito? Le ultime notizie su di te parlavano di uno scontro con Abominio”.

Vanguard esita: deve fare quanto gli ha chiesto la sorella o parlare? Alla fine sceglie di tacere. “È una lunga storia” dice infine “Ti spiace se ne parliamo più tardi?”.

“No di certo. Sai, mi stavo chiedendo: ma perché quell’americano ha scelto di venire a far danni proprio qui?”.

 

Rifugio di Stalyenko.


Yuri Sergeievitch Stalyenko ha atteso a lungo questa comunicazione, la prova che il suo piano è andato a buon fine.

La voce di Omega Red è chiara e forte:“Tutto a posto” riferisce “Purtroppo ho dovuto rompere qualche testa durante la fuga”.

“Questo l’avevo previsto” replica Stalyenko “L’importante è che tu abbia…”.

“Ce l’ho” è la secca risposta.

“Portamelo subito, allora, ed accertati che nessuno ti stia seguendo”.

“Non sono un novellino, Generale”.

Stalyenko chiude la comunicazione e si reca nella stanza vicina, dove una giovane donna è prigioniera, assicurata ad una sedia e con uno strano macchinario sulla testa. Stalyenko fa un sorriso cattivo

Grazie al controllo che Stalyenko ha su di lei, Elena Ivanova ha usato i suoi poteri mentali per 'suggerire' a Vibro il viaggio in Russia e quello sfoggio di poteri. Come Stalyenko sperava, data la situazione attuale della Guardia d’Inverno, l’intervento del supercriminale ha distratto l’attenzione degli eroi di Russia quanto bastava per impedir loro di interferire con Omega Red. Il Generale non sa bene cosa sia capitato loro in Ucraina, ma di certo li ha destabilizzati. Ed ora Stalyenko ha finalmente in mano, quel che cercava: il primo, fondamentale indizio che lo porterà allo strumento grazie al quale realizzerà i suoi piani. Non potrebbe andar meglio.


Sede della Guardia d’Inverno.


Katrina Alexandrovna Bulikova ha insistito per tornare qui dall’ospedale dov’era stata ricoverata e facendo valere il suo grado c’è riuscita.

Nella sala riunioni incontra il Guardiano d’Acciaio, Vanguard, Perun ed altri.

“Come ti senti, Katrina Alexandrovna?” le chiede il Guardiano.

“A parte i crampi allo stomaco e la nausea continua, per non parlare delle contusioni al viso, direi che sto bene” risponde la ragazza  “Specie considerato che dovrei essere morta”.

<In effetti, un comune essere umano non può sopravvivere ad una dose dei ferormoni mortali di Omega Red.> è il commento di Vostok.

“Forse non mi ha dato una scarica piena” replica Katrina “O forse c’è dell’altro”.

“Si, forse...“ è il criptico commento del Guardiano d'Acciaio “Rimane una domanda, però: perché Omega Red ha fatto un raid al Cremlino?” Ovviamente non ottiene risposta “Quanto a Vibro, è chiaro che il suo attacco proprio in quel momento non è stato casuale: è stato utilizzato solo come specchietto per le allodole per distrarci dalla presenza di Rossovitch. E noi ci siamo cascati come sciocchi”.

“Non prendertela” gli dice Vanguard “Non è stata colpa tua. Nessuno poteva prevederlo”.

Davvero? Si chiede il Guardiano, forse, ma forse no. Qualcuno ha approfittato dell’attuale disorganizzazione del gruppo. Non deve più accadere.

Ma come potrà ricostruire il gruppo se quasi nessuno sembra più fidarsi di lui e della sua guida? Non lo sa, ma deve riuscirci ed in qualche modo ce la farà, e scoprirà anche chi c'è dietro l’attacco di oggi. A qualunque costo. Spesso i grandi uomini sono rimasti schiacciati sotto il peso delle loro grandi ambizioni: un rischio che il patriota russo rischia di pagare caro.


FINE

 

NOTE DEGLI AUTORI

 

Pochissimo da dire su questa storia.

1)     L’Acquario è il nome in codice della sede del G.R.U., un complesso supersorvegliato in quello che era il vecchio Aeroporto di Mosca;

2)     Vibro, è in realtà il sismologo Alton Francis Vibreaux, (si, proprio così, da non crederci, vero? -_^),  nato a Baton Rouge in Lousiana e di ascendenze francofone. Ha acquisito i suoi poteri in un incidente che ha minato la sua sanità mentale e lo ha portato a scontrarsi con Iron Man ed i Vendicatori della Costa Ovest.

3)     Maverick è stato uno dei membri del cosiddetto Team X che comprendeva anche Wolverine e Sabretooth e che agiva nei lontani anni sessanta (anche se molte missioni erano solo impianti di memoria). Maverick è tedesco, ma usa abitualmente il nome di David North, che è anglosassone. Il suo vero nome è Christopher Nord, ma non lo usa da quando fu costretto ad uccidere suo fratello.

Nel prossimo episodio: La Guardia d’Inverno cerca di riorganizzarsi, Yelena Belova indaga, Vazhin fa le sue mosse e Stalyenko comincia una personale caccia al tesoro.

 

Fabio & Carlo


[1] Comunità degli Stati Indipendenti, organismo sopranazionale analogo alla Comunità Europea, ma con meno potere e minore importanza,  i cui membri sono 12 delle 15 repubbliche ex componenti dell’Unione Sovietica  (le mancanti sono: Estonia, Lettonia, Lituania).

[2] La miniserie Inhumans #1/12 (Cavalieri Marvel #1/12).

[3] Vedova Nera in russo, naturalmente.

[4] Sergei Krylov, meglio noto come La Presenza.

[5] Leggetevi i primi episodi de "Gli Incredibili X Men" MIT per maggiori dettagli.